lunedì, gennaio 16, 2012

DIZZY'S CLUB COCA COLA

Gli ottoni brillano più delle finestre.
Il Tacchino con foulard rosa al collo
ha la tromba firmata Jimmy.
La Tartaruga da strapparsi i guanti alla tuba
e le percussioni danno la sveglia ai bicchieri.

I tavoli ballano.
King Kong di lego si beve una birra.
Amsterdam scompare dalla faccia della terra.
Il vino si asciuga sulla pagina che scrivo.


Una storia lentissima, non c'è alcuna stanchezza,
penso che debbano avere scarpe molto comode.
Tutti in giacca sudano.


Voglio vivere con loro: l'orchestra
mi fa scoppiare una vena del cervello
è così che muoio.

Paola.

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domenica, gennaio 15, 2012

"I musei allora sono diventati generosi."


i.
L'ultimo giorno dell'anno vado al Museo di Storia Naturale.
KITSCH. Istruzioni: apri una mia foto
e poi pensa, nel Planetarium il sole erano macchie
che ho negli occhi, se il Planetarium
era una goccia d'acqua un mio globulo rosso
era un elettrone.
DINOSAURI: impulso alla fuga.
Più, avevo voglia di infilargli le mani (le gambe)
tra i denti per dimostrarmi alcun male.

ii.
Il primo giorno dell'anno
l'angoscia è un fenomeno della solitudine
come la scrittura in cui riposo.
- Mi chiedevi del tempo.
La collera dell'infanzia non si attenua.
Le finzioni sono la ricompensa
la testimonianza del mondo
in cui sono degna di vivere.

Dall'ultimo piano del Guggenheim
guardo il cavallo appeso da Cattelan
e penso agli scoiattoli

iii.
Le scatole di Cornell: Orione con specchio, chiodi, legno (cielo).
E poi, oltre, nella stessa sala: Giacometti con Bacon, Pollock
(Giacometti rimbomba)
facevano graticole.

Sono morta di piacere
Bebé Marie mi baciava tra i rametti.

iv.
Scrivo leggera, sono leggerissima.

Insieme ai coleotteri di Wittgenstein, alle scatole di Cornell ecc
nuova ossessione.
Come quando si lasciano vincere i bambini.
The esthetic of unfinished, of suspense and surprise.

Porta 2 valigie con scritto il suo cognome.
Ci aspetta in ginocchio, col maglione blu e il fischietto.
CIRCUS MUSIC STARTS UP (la cavallerizza)
I giocattoli che a Parigi gli suggerisce il mercante serbo,
Jung, il letto del fiume.
Filo metallico, spago, gomma, stracci.
AUDIENCE EXCLAIMING & APPLAUDING (si facciano entrare
i clown, fumare,
gonfiare il palloncino,
nella sala ridiamo tutti
ROARING (l'ammaestratore e il leone).

Giocattoli articolati con una storia.
Gli infermieri portano fuori scena la povera valletta
ferita dal lanciatore di coltelli.
AUDIENCE GIGGLING/ LAUGHTER & APPLAUSE
(SALON DES HUMORISTES)
L'uomo coi baffi spara e dall'orologio a cucù
scappano le colombe e vanno a posarsi
sulla spalla della ballerina
ma sono pezzettini di carta.

-

La prima facciata; devo ritrovare i foglietti in cui parlo delle idee fisse
e di come Calder si costruisce il mondo e trascrivo

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sabato, gennaio 14, 2012

NY, Mi chiedono di fare fotografie.


i.
Istantanee, del negro che dal seminterrato
sulle scale
trasporta un barile colmo di terra.
Della vecchia che ruba un acino
nel market sottocasa.
Istantanea della bambina che scappa alla madre
per guardare i libri degli ambulanti di Broadway.


Sono sempre io.
          Le sventagliate di vento mi fanno cadere.
          La pioggia di Manhattan, non la neve, spinge gli annunci.


Qui da Starbucks vorrei vedere Proust
e, per estensione, le due volpine lesbiche.


ii.
Fanelli's Cafe


Se nel cimitero degli ebrei a Berlino
le foglie morte erano cartacce di caramella
a NY le pagine dei giornali sono gabbiani. 
G. mi regala il teschio di una lince
e soffia gli uccelli nelle ginocchia che ho sbriciolato
sull’asfalto di Chinatown – 1! vento con rotula
2! occhio con lingua 
3! al mercato abiti di seta, e granchi nelle vasche.


Ogni volta che mi guardano mi spengono.
          E gli specchi appannati amore.


iii.
Mi addormento in metropolitana
e, torno all’acqua, mi risveglio
sul battello per Staten Island.
Il barbone attacca la spina della carrozzina elettrica.
Devo sempre essere altrove.


iv.
“ERBA 
Stringemmo un patto in un giro di boccate, sentendoci degli Assi
nelle mani successive, per poi perderci in un gioco di santa Pazienza;
solo che non si sapeva più a chi toccava, o chi era chi o di chi
o qual era il fante e quale il re.” 


(FATCAT Biliardo, fuori dal pubblico. Le giapponesi 
mi riprendono con le videocamere. Il barbone 
senza denti succhia il pollo fritto 
e guarda sul lettore i Transformers.)
Molto buio. 
Ti offro gli occhi socchiusi, ma svegli sotto le palpebre.
Ti dedico Chagall, le acqueforti di Goya
e le candele di La Tour.
Poi mi siedo e piango perché non sono Klee
(ed è così che ti dico addio
me ne vado, smetto).


[inconcluso]

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Esordio: “Intanto ce ne stiamo seduti, a malapena osando parlare,
respirare, come se questa intimità ci costasse la pelle.” 


Il giorno di Natale prendo l’aereo e incontro
le creature del vento.


SIMIC, MILLAY, BISHOP?, ASHBERY


Quando diminuisce l'entusiasmo 
penso alla partenza.
Tutta la mia vita è lettura.

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