domenica, giugno 15, 2014
7$50 - Paola Silvia Dolci
lunedì, febbraio 10, 2014
Questa è la casa che mi ospita sull’Atlantico.
Un tavolo sul quale posso scrivere.
Due righe di Breton in Nadja
dove a Nantes può accadere qualsiasi cosa
più che a Parigi.
Da queste parti anche Les vacances de M. Hulot:
in quel film i cani si spostano dalla strada
solo dopo le carezze.
Addio a chi non mi ama più.
Vorrei una sigaretta.
Quella facilità, senza correggere.
Let me tell you a story about breakdown, my dear.
Alla stazione dei treni, non so quale sia il mio. Chiedo,
mi confermano che è quello giusto, salgo ed è quello sbagliato.
Mentre siamo in corsa il vagone esce dalle rotaie; in cinque, sei,
non sappiamo più dove siamo e cosa fare.
Non voglio più mangiare, facciamo l’amore fino a sparire.
giovedì, novembre 28, 2013
i.
“Dal caffè Flore…”.
Dove ho scritto le poesie migliori: la mia camera a Oxford,
il caffè sotto i portici di Cremona, il caffè Italia a Desenzano,
la mia camera
a Mosca, il Fat Cat e il Dizzy’s Club.
Fate silenzio che sto lavorando.
ii.
Ci sono molti modi di scrivere e il mio è il più cretino.
iii.
Nora nella testa di Torvald.
Else l’eteronimo ha l’acqua nel cervello, annaffio.
Trentasei anni di “scossoni incessanti”.
È terribile non poterli costringere ad amarmi.
iv.
“Anche le tombe muoiono”, è vero?
v.
Resta inerte. Torci i rami.
Riporta al centro.
Delicatezza clinica
il chiarore dietro le cose.
Una lucertola parla in proverbi
a intere nazioni d’insetti/ di vermi.
giovedì, febbraio 23, 2012
“Tutta l’eccitazione si rifugia nella speranza
di vedere il sesso”
qualcosa era come di burro.
Se mi avessi guardata, accavallavo
facevo l’iniziale del tuo nome
con la fica, che avremmo – cortesemente
chiamato fiducia.
♥
*
di vedere il sesso”
qualcosa era come di burro.
Se mi avessi guardata, accavallavo
facevo l’iniziale del tuo nome
con la fica, che avremmo – cortesemente
chiamato fiducia.
♥
*
Allegato:
001.Illustrazione di uomini che odiano le donne;
002.La dormiente di Renoir;
003.Non so cos'è a me sembra un cuore, probabilmente un verme;
004.Scudetto di una vecchia Giulietta, trovato su Ebay;
005.Metamorfosi- Dipinto di Stefano Busonero;
006.Motore di una nuova Giulietta.
Pescatore, G. Sordi.
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mercoledì, febbraio 22, 2012
come se questa intimità ci costasse la pelle
“come se questa intimità ci costasse la pelle”
Cremona, 12.2.2012
Dolcissimo amore mio,
questa scrittura è la mia sostituta.
Vorrei passeggiare per la tua città
in orari diversi dai tuoi.
Ieri sera bevevo vino nel foyer
e cercavo se mi stessi guardando.
Poi, mentre la Marinelli recitava
– quando Apollo ti sputa in bocca
e – venne Achille la Bestia
mi sarei alzata e ti avrei raggiunto al buio
per baciarti di nascosto.
Inizio sempre a parlare quando bisogna salutarsi.
Per disfarmi del dolore ho dieci minuti.
Paola
Cremona, 12.2.2012
Dolcissimo amore mio,
questa scrittura è la mia sostituta.
Vorrei passeggiare per la tua città
in orari diversi dai tuoi.
Ieri sera bevevo vino nel foyer
e cercavo se mi stessi guardando.
Poi, mentre la Marinelli recitava
– quando Apollo ti sputa in bocca
e – venne Achille la Bestia
mi sarei alzata e ti avrei raggiunto al buio
per baciarti di nascosto.
Inizio sempre a parlare quando bisogna salutarsi.
Per disfarmi del dolore ho dieci minuti.
Paola
Etichette: bagarre
lunedì, gennaio 16, 2012
DIZZY'S CLUB COCA COLA
Il Tacchino con foulard rosa al collo
ha la tromba firmata Jimmy.
La Tartaruga da strapparsi i guanti alla tuba
e le percussioni danno la sveglia ai bicchieri.
I tavoli ballano.
King Kong di lego si beve una birra.
Amsterdam scompare dalla faccia della terra.
Il vino si asciuga sulla pagina che scrivo.
Una storia lentissima, non c'è alcuna stanchezza,
penso che debbano avere scarpe molto comode.
Tutti in giacca sudano.
Voglio vivere con loro: l'orchestra
mi fa scoppiare una vena del cervello
è così che muoio.
Paola.
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domenica, gennaio 15, 2012
"I musei allora sono diventati generosi."
i.
L'ultimo giorno dell'anno vado al Museo di Storia Naturale.
KITSCH. Istruzioni: apri una mia foto
e poi pensa, nel Planetarium il sole erano macchie
che ho negli occhi, se il Planetarium
era una goccia d'acqua un mio globulo rosso
era un elettrone.
DINOSAURI: impulso alla fuga.
Più, avevo voglia di infilargli le mani (le gambe)
tra i denti per dimostrarmi alcun male.
ii.
Il primo giorno dell'anno
l'angoscia è un fenomeno della solitudine
come la scrittura in cui riposo.
- Mi chiedevi del tempo.
La collera dell'infanzia non si attenua.
Le finzioni sono la ricompensa
la testimonianza del mondo
in cui sono degna di vivere.
Dall'ultimo piano del Guggenheim
guardo il cavallo appeso da Cattelan
e penso agli scoiattoli
iii.
Le scatole di Cornell: Orione con specchio, chiodi, legno (cielo).
E poi, oltre, nella stessa sala: Giacometti con Bacon, Pollock
(Giacometti rimbomba)
facevano graticole.
Sono morta di piacere
Bebé Marie mi baciava tra i rametti.
iv.
Scrivo leggera, sono leggerissima.
Insieme ai coleotteri di Wittgenstein, alle scatole di Cornell ecc
nuova ossessione.
Come quando si lasciano vincere i bambini.
The esthetic of unfinished, of suspense and surprise.
Porta 2 valigie con scritto il suo cognome.
Ci aspetta in ginocchio, col maglione blu e il fischietto.
CIRCUS MUSIC STARTS UP (la cavallerizza)
I giocattoli che a Parigi gli suggerisce il mercante serbo,
Jung, il letto del fiume.
Filo metallico, spago, gomma, stracci.
AUDIENCE EXCLAIMING & APPLAUDING (si facciano entrare
i clown, fumare,
gonfiare il palloncino,
nella sala ridiamo tutti
ROARING (l'ammaestratore e il leone).
Giocattoli articolati con una storia.
Gli infermieri portano fuori scena la povera valletta
ferita dal lanciatore di coltelli.
AUDIENCE GIGGLING/ LAUGHTER & APPLAUSE
(SALON DES HUMORISTES)
L'uomo coi baffi spara e dall'orologio a cucù
scappano le colombe e vanno a posarsi
sulla spalla della ballerina
ma sono pezzettini di carta.
-
La prima facciata; devo ritrovare i foglietti in cui parlo delle idee fisse
e di come Calder si costruisce il mondo e trascrivo
Etichette: bagarre
sabato, gennaio 14, 2012
NY, Mi chiedono di fare fotografie.
i.
Istantanee, del negro che dal seminterrato
sulle scale
trasporta un barile colmo di terra.
Della vecchia che ruba un acino
nel market sottocasa.
Istantanea della bambina che scappa alla madre
per guardare i libri degli ambulanti di Broadway.
Sono sempre io.
Le sventagliate di vento mi fanno cadere.
La pioggia di Manhattan, non la neve, spinge gli annunci.
Qui da Starbucks vorrei vedere Proust
e, per estensione, le due volpine lesbiche.
ii.
Fanelli's Cafe
Se nel cimitero degli ebrei a Berlino
le foglie morte erano cartacce di caramella
a NY le pagine dei giornali sono gabbiani.
G. mi regala il teschio di una lince
e soffia gli uccelli nelle ginocchia che ho sbriciolato
sull’asfalto di Chinatown – 1! vento con rotula
2! occhio con lingua
3! al mercato abiti di seta, e granchi nelle vasche.
Ogni volta che mi guardano mi spengono.
E gli specchi appannati amore.
iii.
Mi addormento in metropolitana
e, torno all’acqua, mi risveglio
sul battello per Staten Island.
Il barbone attacca la spina della carrozzina elettrica.
Devo sempre essere altrove.
iv.
“ERBA
Stringemmo un patto in un giro di boccate, sentendoci degli Assi
nelle mani successive, per poi perderci in un gioco di santa Pazienza;
solo che non si sapeva più a chi toccava, o chi era chi o di chi
o qual era il fante e quale il re.”
(FATCAT Biliardo, fuori dal pubblico. Le giapponesi
mi riprendono con le videocamere. Il barbone
senza denti succhia il pollo fritto
e guarda sul lettore i Transformers.)
Molto buio.
Ti offro gli occhi socchiusi, ma svegli sotto le palpebre.
Ti dedico Chagall, le acqueforti di Goya
e le candele di La Tour.
Poi mi siedo e piango perché non sono Klee
(ed è così che ti dico addio
me ne vado, smetto).
[inconcluso]
Etichette: bagarre
Esordio: “Intanto ce ne stiamo seduti, a malapena osando parlare,
respirare, come se questa intimità ci costasse la pelle.”
Il giorno di Natale prendo l’aereo e incontro
le creature del vento.
SIMIC, MILLAY, BISHOP?, ASHBERY
Quando diminuisce l'entusiasmo
penso alla partenza.
Tutta la mia vita è lettura.
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giovedì, dicembre 29, 2011
Da una corrispondenza privata. Mosca 2011seconda
Se guardi il video delle bacche bianche nel cimitero
puoi vedere il freddo.
Ti pensavo.
Non mi credi e così fai di me un santo.
Quando scrivo sono molti i destinatari.
I sentimenti sono in me come quando ero bambino
e mia madre e mio padre si confondevano
le figure. Non so distinguere.
Tuttavia sto mangiando una mela
e immagino sia la tua bocca.
puoi vedere il freddo.
Ti pensavo.
Non mi credi e così fai di me un santo.
Quando scrivo sono molti i destinatari.
I sentimenti sono in me come quando ero bambino
e mia madre e mio padre si confondevano
le figure. Non so distinguere.
Tuttavia sto mangiando una mela
e immagino sia la tua bocca.
Etichette: amiral Bragueton
giovedì, dicembre 22, 2011
Da una corrispondenza privata. Mosca 2011prima
Ti scrivo dalla camera 416 affacciata sulla Sadovaja.
Cara Dora, nevicava sotto gli stivali,
pensavo ai disegni pornografici di Klee adolescente
“senso di passione repressa; il mio tipico io”.
La maiolica delle poesie di Majakovskij
era nelle statue di Vrubel alla Galleria Tetr’jakov.
Oggi, gli effetti del vento.
L’alcol su di me non ha esiti ingenui.
Rinvigorisco la capacità di godere.
Se questo amore non diventa la mia vita
[inconcluso]
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mon Automne éternelle ô ma saison mentale.
il meno crudele dei mesi. muoiono i nonni. ho la camicia ho dimenticatoi guanti montano le luci fa freddo. Cremona 13? Novembre. il verde è giallo limone. - Le ferite del mio amor proprio mi tengono sveglio. Quel che ottengo mi disgusta.
Scaldami con due parole
[inconcluso]
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mercoledì, dicembre 21, 2011
(Mi alzavo per farti il caffè/ Ti offrivo le mandorle/ Un giro di rum)
La liberazione di certi sbadigli.
Il loro destino era già sul posto. I navigatori di questa notte
credevano che di buio ci fosse soltanto il coma.
Risalivamo il grecale. Senza riferimenti, l’acqua.
Le ipotesi erano reti, una lenta elaborazione,
un invito al raccoglimento.
Portoferraio come Nantes.
Sottocoperta il legno rivestito dal sale.
Qualcosa nel mare continuava ad arrugginire.
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martedì, dicembre 20, 2011
A ogni poesia una domanda
- Per la mensa di settembre urrà disse un vecchio
Uniamo i tavoli
Una sera col vino
In un posto dove abbiamo amato
Il muso di un cane
La Poste
Morto in mare, continuarono
a cercarlo
Ma pensiamo all’autunno
Coi capelli raccolti
Come se ci piacesse
Il gesto che misura
In ogni errore, la possibilità
[inconcluso]
Etichette: amiral Bragueton
Cara Dora,
passeggiando per i quartieri, disegnati con matite dolci,
squadre e compassi dagli architetti dei Granduchi – suonava,
Livorno!, lascerei delle disposizioni.
Quando metterete in una scatola le mie ceneri, ricordate,
carte nautiche ed effemeridi, portolani.
Sabbia, una biglia di legno, schegge di specchio.
Forse una bottiglia senza tappo, frammenti d’osso,
se possibile cranio,
un cucchiaio.
Ricordate, è molto importante,
la scatola dovrà restare quasi vuota.
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lunedì, dicembre 19, 2011
Beta Carinae, Miaplacidus
"La Morte di Giulietta (da sinistra)" Michaela D'Astuto |
Ti ricordo senza amore
i.
Per la morte di Giulietta
una sceneggiatura come se, reattiva
Gli insetti attori, coleotteri
giravano a vuoto, chicco di grano
chicco di fiore dell’arancio amaro
ii.
Nell'aria calda
il freddo della primavera
iniziava a disgregarsi
I greci avevano cantato tutta la notte
Il mondo era la totalità dei fatti
e non delle cose
iii.
Tutto è falso, anche le luci sono disegnate sulle pareti
[inconcluso]
Etichette: amiral Bragueton
Acmeismi, Matisse.
i.
A volo tangente
Incollavi la fronte al vetro
guardavi
sulla finestra socchiusa
la figura era disabitata
ii.
Vivevi con il dito sul polso
Oggi è un giorno di dicembre, il 20, forse il 21
iii.
Bevo una tazza calda, pioveva
Aspetto la danza, il centro
il punto sulla coscia
dal quale parte il movimento
[inconcluso]
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Bagatelle.
«J'ai baisé ta bouche»
Mangiami a Pasqua
Ha a che vedere col desiderio
Ingigantisco il porto
qualcosa s’incrosta ai pontili
il sartiame si tende, si accorda
Gli occhi mi diventano azzurri
e il mio corpo non odora di sudore
Vorrei la tua saliva, sotto la mia lingua
ii.
Fammi dondolare-cavalluccio sulle ginocchia
fammi sembrare vivo mammaSalomè
Oggi ho diciotto anni
sento i capelli sul collo
e immagino siano le tue mani
iii.
Scopavo. E poi piangevo
Era il momento in cui mi sentivo più solo
e l’unico in cui riuscivo ad addormentarmi
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domenica, dicembre 18, 2011
SAN VALENTINO 2011
"Bella", Michaela D'Astuto |
i.
Tra i morti in omaggio all’alcol
Mentre dormo mi accartoccio come una foglia
un vitellino, faccio l’acrobata e frantumo i polsi
La notte sta nella mia schiena
ii.
Ipotesi di bambina, ricomincia l’infanzia da capo; un vecchio
non riesce più a vedere le stelle, gli si sono sgretolate
Ipotesi di bambina, ramifica e fiorisce
«… e quando finiscono i gelati sono triste, soprattutto di notte »
[inconcluso]
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sabato, dicembre 17, 2011
Duck Soup
i. La vigilia di Natale, mi lavo, esco, vado al museo.
ii. Seaport, associo Nantucket. Rileggere le prime scenografiche pagine di Moby Dick. Ho le mani congelate: il cappello e il cappotto possono essere usati per parlare. Per il resto, ingrasso.
iii. Nei pressi di Madison Square: risonanza strafarsi di droghe sintetiche ma a forma di cuore, Rrrosso, soprattutto forse intermittente e natalizio.
iv. Tic-Tac-Toe e Marcel Duchamp arrampicato in cima all’arco – Repubblica Libera e Indipendente! I riflessi verdi sulle vetrine sono ali di mosca.
Avevo disegnato il sole con un gessetto giallo sul tavolo da ping-pong di Wired.
(NY, 29 dicembre 2010)
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venerdì, dicembre 16, 2011
Zebra Room – Lenox Lounge, 27.12.2010
i.
Per sostenere l’aspetto debole della poesia.
I bicchieri erano stati lavati
e il libro era sul tavolo.
Volevo farti credere di affogare e insieme di volare
ii.
Nei dintorni della sedia di Van Gogh
mi appoggiavo al muro, ascoltavo.
Dall’odore, la stanchezza delle cose.
Un’uscita di scena questo guardare da defunto.
Etichette: amiral Bragueton
Closing timetable.
Qualcosa andava a sedersi sui rami alti
degli alberi - ti avevo sognata
come se fossi una ladra, Maria,
continuavo a bastonarmi
sperando che mi uscissero i bambini.
Credevo che Dio mi odiasse, perché avevo sofferto troppo.
Potevo fare tutto quello che volevo, io ero solo:
mi sanguinava un orecchio e lo mangiavo,
un gatto che si mordeva la testa, Maria, fammi
scrivere
[inconcluso]
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giovedì, dicembre 15, 2011
Ci sei tu a capo di questo pacificarsi delle cose
i.
In una valigia aperta sul pagliolo
c’erano la tazza rossa del caffè
un maglione scuro da marinaio
il libro di favole in russo
ii.
Pallore gettato a distesa
Il sole germinava
il bambino che ero stato
rimaneva
ma ammutoliva
l’azzurro sempre inedito del cielo
iii.
Voi, che non avete mai dormito su una nave
chiedetevi cosa fareste al mattino
se aprendo la finestra
non vedeste intorno
altro che mare
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Da una corrispondenza privata.
(Da terra il rumore del treno, le cicale. Motivi di smania;
il mare non è amico dell’uomo ma complice della sua inquietudine
e questo lo affermava Conrad.)
Il giovedì sera minuscoli insetti trasparenti
mangiano i libri. Il porto è silenzioso, solo zanzare,
“il giorno finiva in una serenità di calmo e squisito splendore” .
Il mattino seguente le farfalle venivano a spegnersi
sulla mia barca, Ptit Punch nella caraffa.
Allora consideravamo la paura, mi tranquillizzava il pensiero
di ingravidarmi e crescere nel ventre, nel petto, sul viso, la morte,
la malattia che mi somiglia e che impiega anni a risalire gli zigomi.
Très légère brize, bave di vento, si vedevano
solo con il fumo; sciogliere le vele è guadagnarmi un’isola,
cara Dora, come se il resto del mondo
stesse vivendo in un’altra lingua.
[inconcluso]
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mercoledì, dicembre 14, 2011
"DONNA RUBIZZA" Michaela D'Astuto |
I bimbi negri, Caroline smaccate
sulla soglia del cinema pornografico
dei clienti bianchi. Nelle vie portavano
la fame e la pace che si ha
quando ci si addormenta su un prato al sole.
«Davvero, come ti bacio diventi triste.»
Al Corpus Cristi la sirena aveva pesci per capezzoli.
Era un vecchio incurvato dal chiasso
cucchiai, pentole, tamburi e scimmioni
l’amore che gli esseri umani sembravano
nutrire l’uno per l’altro.
(1.Bataille.)
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martedì, dicembre 13, 2011
Da una corrispondenza privata.
"Vite" Michaela D'Astuto |
“Tutto è già attanagliato, persino la mia morte, in una banchisa di essendo” : il libro della Lispector spulciato da un rigattiere a Curitiba, farci quello che Artaud fece ad Alice in manicomio; le strade pulite e i cani randagi che erano soprattutto donne, affamate; le telecamere in ogni ascensore, la guardia civile; lo studio dell’avvocato e la sua eleganza siciliana a São Paulo; “in cella, ladri sconosciuti mi chiamano Jean”; la mata atlântica: nella foresta pluviale diventavo un dinosauro; il latte di cocco, il mate; Copacabana radica e specchi, i balli in lungo raso un pastello verde sul terrazzo del Palace; le aquile nel cielo di Rio, il Cristo Redentore aveva un braccio rotto; la Confitaria Colombo, il Bar Jardim e le bombe di Brigadeiros, lussuriose; sottosopra, la lingua che mi suonava ridicola: un inizio inverno molto mite.
Etichette: amiral Bragueton
domenica, dicembre 11, 2011
Reading and dead parsley.
"makes each fairy a king" Blake. Michaela D'Astuto |
e poi suicidarmi.)
Scala Beaufort non si camminava
oltre i trentacinque nodi la schiuma sfilacciava
le antenne delle televisioni erano gli alberi delle navi.
I giacinti fiorivano nei vasi.
Soli in casa libro e piaga dolciastra
la fantasia terribile dei bambini ci scomponeva
nessuna realtà avrebbe più potuto soddisfarci
piccoli baci orfani e statue di cesari inventati.
Poi stenderti pensare con diversi
tipi di luce passeggiare con te era come
acquistare un biglietto per il mondo delle fiabe
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sabato, dicembre 10, 2011
Dicevano gli argonauti.
"tre ballerine ispirata da una foto di James O' Mara", Michaela D'Astuto |
“E prese persino a piagnucolare. Era un sentimentale.
Era cattivo e sentimentale.”
F.Dostoevskij
Scrivere, perché ogni movimento sul mare
un mendicante che ti sfiora,
si stupirebbe se ti conoscesse?
Perdevi le matite e io sentivo
la tua stanchezza nella voce.
Eri l’unica - le altre parlavano
accostando la bocca all’orecchio
le cime come bisce e sirene
con una linguina di gatto vaneggiavi
d’impiccare tutto l’equipaggio
leccavi il latte dalle pareti la candida
Eréndira e la sua nonna snaturata
volavano fuori dal boccaporto.
Un filo indistinto una pera ammaccata ti legava
al proprietario del veliero ora ti siedi
l’indifferenza estenuata t’imbavaglio
e mangi composta
[inconcluso]
Etichette: amiral Bragueton
mercoledì, dicembre 07, 2011
Une corbeille de fruits.
La registrazione quotidiana degli avvenimenti:
gli unici avventori
dell’hotel fuori stagione
e la deferenza del cameriere;
17 aprile 2010, la pioggia dissigillava il sole.
Mangiavi accuratamente una brioche con marmellata
ti imboccavo sotto al tavolo
poi, mentre facevi la doccia, chiudevi gli occhi
posavi il mento sulla superficie della cornetta
perdevi il controllo
e pisciavi così
sembravi tranquilla
come se avessi dormito
come se non avessi passato la notte
a stridere
– Non faccio nulla; mi prende un terrore canino
*
Daily recording of events:
the only customers
of the hotel out of season
and the deference of the waiter,
April 17th 2010, the rain unsealed the sun.
You carefully ate a croissant with jam
I fed you under the table
then, while taking shower, you closed your eyes
placed the chin on the cornet surface
lost control
and so pissed
you seemed quiet
as if you slept
as if you spent the night
not screeching
- I do not do anything; it takes me a terror, canine
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martedì, dicembre 06, 2011
"Amiral Bragueton", Michaela D'Astuto |
“L’imperfetto è il tempo della fascinazione: sembra che sia vivo, mentre invece non si muove; presenza imperfetta, morte imperfetta, né oblio né resurrezione; semplicemente, l’estenuante illusione della memoria.”
R.Barthes
Il rischio era fare la bambina malata a vita. Ricevere gli amici in pigiama nel lettone, sonnecchiare. Restare esclusa. (Il grido di Narciso – E io? E io?) Perché il letto, diurno, restava il luogo dell’immaginario. Ti fossi almeno seduta al tavolo.
Durante il digiuno il tuo corpo diminuiva, le tonsille si scioglievano, la lingua diventava bianca, e perdeva gocce di latte.
Avevi avuto sempre troppa paura. E le mani di tua madre come topi in tavola. Te ne vergognavi.
Perlomeno eri stata rabbiosa. Morte per affogamento, bilioso.
VIII
Sala d’attesa, Pronto Soccorso
“… fare della giornata della vita una brocca d’acqua fresca, una cesta di frutta, un dir di sì dello sguardo alla linea nuda di una spalla.”
Nel suo loden sciupato verdemarcio e le scarpe da clown, Nadija, cagnara, strabica, mi chiedeva cos’avessi, diceva avevo mangiato qualcosa di sbagliato, nessuno capiva, eppure tutti mi accarezzavano, Nadija aveva mal di pancia ma la spedivano nella sala gessi così mi spiegavo che Nadja era lì per giocare
-
"The imperfect is the time of fascination: it seems to be alive, whereas it does not move; imperfect presence, imperfect death, nor forgetfulness, nor resurrection; simply it's the exhausting illusion of memory."
R. Barthes
The risk was to act as a sick child for life. Receiving
friends in pajamas in the big bed, snoozing. Remaining excluded. (Narcissus’s cry – And I? And I?) Because the bed, during the day, remained the place of the imaginary. If you sat at the table at least.
During the starvation, your body weakened, the tonsils liquesced, the tongue turned white, and lost drops of milk.
You have always been too scared. And the hands of your mother like mice on the table. You ashamed.
Anyway you had been angry. Death by drowning, bilious.
VIII
Waiting room, Emergency
“… faire de la journée de vie un vase d’eau fraîche, une corbeille de fruits, un acquiescement du regard à la ligne nue d’une épaule. »
In her marred/ spoiled deep-green loden coat and clown shoes, Nadija, skylarking, squint, asked me what was wrong, she said I ate something erroneous, no one understood, however them all caressed me, Nadija had a stomach ache but they sent her to the plaster room so I explained that Nadija was there to play
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giovedì, novembre 24, 2011
– Bisognava bere. Decadenza.
In quell’improvvisa esuberanza
di piaceri Emme-la-mia-bambina
a Parigi sedeva sulle ginocchia di Miller
magra e con le ossa lunghe, la mia bambina affamata
“gli altri sono scheletri, nullità”
era capace di parlare con l’uccello di suo padre in bocca
“che bisognerà tuttavia amare, vezzeggiare, difendere, animare
come se esistessero” .
Un caro delirio, la gola assillante
implacabile della mia –sospiro
l’impaccio dei movimenti compiuti per la prima volta
il bacio, solo un’idea da attuare
un risultato, da grandi, una vanteria.
E poi iniziavi a volare.
Non dicevi una parola spalancavi gli occhi.
Eri l’urlo sulla ruota panoramica.
La mia puledra e la mia forca,
le parole sperma ed effervescenza
che nella stessa frase sono fantastiche.
Un odore di borotalco, caramelle, e cotone azzurro.
-
– Had to drink. Decadence.
In that sudden exhuberance
of pleasures Em-my-babe
in Paris was sitting in Miller’s lap
skinny and long-boned, my hungry babe
“others are skeletons, nullity”
she was able to talk with her father’s cock in mouth
“but we have to love them, cherish, defend, animate
as if they existed.”.
A kind delirium, the nagging throat
unforgiving of my - breath
the awkwardness of the movements made for the first time
the kiss, just an idea to realize
a result, as adults, a boas/ swank.
And then you started to fly.
You did not say a word wide your eyes.
You were the scream on the Ferris wheel.
My mare and my gallows
the words sperm and effervescence
that are fantastic in the same sentence.
A smell of talcum powder, candy, and azure cotton.
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